Un tempo anch'io ero contro.
Mi vestivo coi Levi's a zampa sapientemente erosi nelle ginocchia, una t-shirt sformata del corredo militare di mio fratello, scarpe da tennis e borsona di cuoio vintage. Un look trasandato, riflesso di uno stato d'animo interiore e non solo dictat dell'imperante mania grunge dilagante a metà degli anni '90. In realtà io dentro mi sentivo così.
Nè salsa e nè pesce, incazzata col mondo, ma felice di starvi dentro. Coi miei orari ristretti, la fissa per la filosofia e Hermann Hesse, i Nirvana e la mia chitarra, le interrogazioni di greco e le uscite nei vicoli del centro storico a fumare di nascosto.
Mi professavo atea, senza aver mai riflettuto davvero sul significato di "religione", "credo", "Dio".
Mi professavo di sinistra, ma avevo letto solo la biografia di Che Guevara, e affascinata dal suo mito non ritenevo necessario informarmi sulla politica italiana del momento.
Ero, in una parola, CONTRO.
A priori. Contro la morale comune, contro le convenzioni, contro il comune sentire, i proverbi, i miei genitori, la Chiesa, la scuola. Tutto.
E ora capisco perchè. Stavo semplicemente cercando me stessa. Si cazzo, l'adolescenza è DAVVERO un fottutissimo momento di passaggio.
La verità è che crescendo ridemensioni tutto.
E non nel senso che ho diminuito i miei fervori. Tutt'altro.
Gli ho dato il giusto posto. La giusta dimensione.
Prima di sparare a zero penso.
Mi informo, valuto i punti di vista. Non attacco più a priori. Perchè ognuno parla dal suo pulpito, ed è giusto così.
Mi fanno ridere i post adolescenti convinti di sapere cos'è giusto, convinti di avere una mente aperta, convinti che il loro pseudo cinismo (aka:coglioneria) li preserverà dalla mediocrità del mondo, dalle convenzioni imposte.
Rido perchè anche io ero così. Rido a pensare a me stessa così. Rido di sollievo.
Ora, prima penso.
Penso.
Poi se è il caso sparo a zero.
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